Scrivono di me 

Antonio Zucchiatti


Antonio Zucchiatti

Qualcosa di me: nasco a Udine il 19 dicembre 1970

La mia infanzia trascorre velocemente , fortunatamente vivo in una famiglia che non

mi fa mancare niente , faccio mille esperienze anche importanti nell'ambito sportivo

ma non ne approfitto , entro nel mondo del lavoro e nel corso degli anni spesso mi

sento dire che sono un "artistoide" non ho mai dato peso a questa parola fino al

giorno che per lavoro conosco Silvano , artista friulano molto conosciuto, ammiro

con attenzione la sua arte le sue tecniche , tutto il contesto mi affascina molto e

decido di provare a realizzare i colori che da sempre vedo nei miei pensieri,

qualcosa riesce qualcosa no, pero sono contento di rimettermi in gioco con quello

che forse e la mia vera passione il mio futuro

Il mio sogno e di riuscire a trasmettere a tutti quello che provo,

le mie idee, le mie emozioni.

Sono quello che bussa alla vostra porta e timidamente chiede il permesso di

emozionarvi .

L'uomo è composto da forme , la natura è composta da forme , il mondo è composto da forme , l'universo è composto da forme , io guardo dentro , le vedo , le sento , mi creano un'emozione .

SCRIVONO DI ME:

Antonio Zucchiatti: l'energia del segno della materia del colore

Con entusiasmo e senza freni Antonio Zucchiatti si lascia andare nella sua pratica pittorica all'impulso frenetico talora anche anarchico esternando così una carica energetica straordinaria formulata linguisticamente attraverso il gesto, il colore, il segno, la materia, l'intreccio babelico, l'ardito impianto immaginativo. Una pittura, quindi, la sua, estremamente dinamica con rilevanti propensioni alla trasgressione e con clamori visivi davvero insoliti soprattutto in certe sue opere ove la costruzione è più complessa e magmatica. Al dinamismo coopera in modo determinante il colore acceso, espressionistico, fiammeggiante, passionale oltre ogni dire. I suoi rossi sembrano usciti dalla fucina di Vulcano e scaraventati in modo irriverente sulla tela.

Ci sono però opere nelle quali invece la struttura si fa semplice e lineare, scandita da spazialità e spirito minimalista: allora ci troviamo dinanzi ad una mirabile prova di astrattismo lirico. E' dato riscontrare in questo genere di lavori, che a mio avviso sono straordinari, una perfetta interazione tra la gestualità informale e la misura razionale dello spazio e della luce. Cito l'opera "La guerra degli aquiloni", autentico gioiello.

Indubbiamente l'artista ha introiettato a piene mani il patrimonio notevole della poetica informale cui è sottesa quella libertà di pensiero originantela cultura dell'epoca contemporanea che sappiamo essere attanagliata dal dubbio e dalla mobilità. In tal senso abbiamo in lui richiami a grandi protagonisti italiani e internazionali dell'Art Autre, quali Burri, Di Ruggiero, Pollock, Hartung, solo per citare alcuni nomi, ma non di epigonismo trattasi, bensì di personale riflessione su una pagina fondamentale dell'arte del novecento, scaturita nell'intimità del suo studio.

Ma veniamo a quella serie di opere nelle quali c'è un vago richiamo iconico, ovvero la proiezioni di neumi umanoidi talora in dialogo tra loro. Forse un'attrazione per la dimensione plastico-visionaria che va letta tenendo presente la temperie psicologica dell'autore a cui non manca certo la volontà comunicativa verso il pubblico. Il loro disporsi sulla superficie in modo estremamente naturale è segno di una ideazione assai controllata delle composizioni, come del resto lo è la fantasia al servizio di una disponibilità ludica molto evidente in lui. A questo proposito si veda la suite di dipinti del 2013 dedicati al Carnevale , ed anche opere sul tema dell'incontro e del dialogo. Il gioco! Zucchiatti ama giocare e per lui la pittura è divertimento: solo questa considerazione spiega il ricorso al caso che sempre nella poetica informale assume un ruolo determinante nonostante l'artista si sforzi di mettere in campo tutti gli strumenti per indirizzarlo verso una qualche razionalità strutturale.

Non è possibile chiudere questa mia breve testimonianza critica senza evidenziare il fattore luministico nell'opera di Antonio Zucchiatti. Una luce disseminata per bagliori, per squarci irregolari che creano una dialettica pieno/vuoto, ombra/tenebra; una luce per lo più antitetica a quella naturale a quella serotina o aurorale. E' la luce che infiamma, che riscalda, brucia la materia nel tentativo di spiritualizzarla in un martirio laico. Leo Strozzieri 2015.

Le emozioni di Antonio Zucchiatti sono appunto tali e come tali vanno rispettate e sottolineate.

L'autore, incoraggiato da alcuni successi di critica,per cui ha anche ricevuto importanti traguardi e premi, lusingato dal pubblico che ha recentemente visitato la sua personale

nel prezioso contenitore di Santa Maria dei Battuti a Cividaledel Friuli, in provincia di Udine, ora raccoglie le idee e si interroga su se stesso e sulla sua produzione.

E' giusto che cosi accada. Ed e'giusto che colga la consapevolezza di vivere un momento della sua vita creativa denso e ricco, un momento in cui sta donando molta parte di se' e delle sue emozioni .

Le emozioni, come dice la parola stessa, nascono spesso dal ricordo, dall'improvviso estrinsecarsi di uno stato d'animo, da un moto del cuore.

Le emozioni sostanzialmente sono arazionali, quindi non nascono da una riflessione razionalistica, ma da un approccio.

Non di meno le emozioni di Zucchiatti comunque sono profonde, sedimentazione di se'

e non casuale rappresentazione.

Quindi nella sue opere il colore non e' casuale,anche se dobbiamo mettere in conto anche quella componente di estro e di improvvisa illuminazione, che comunque non e' improvvisazione, ma appartenenza...appunto al campo emozionale.

I ricordi in questo contesto svolgono il loro ruolo, la pittura di Zucchiatti e' anche pittura di ricordo, episodi legati alla propria vita, anche una gara sportiva, tensioni, solitudine

e malinconia ma anche gioia e felice appartenenza alla storia dell'umanità

sono emozioni che egli raccoglie nei rossi, nei bianchi e nei neri, nelle tracce forti e nello svilupparsi di cromatismi elaborati e di richiamo-sul versante storico artistico- di tipo astratto. La percezione dell'espressionismo astratto la possiamo vedere in

gran parte della sua componente pittorica e campeggiava in tutta la sua fragranza luminosa nella mostra di Cividale del Friuli, un piccolo centro medievale a pochi chilometri da Venezia

dove la mostra e' stata allestita ed esprimeva una sorta di contrasto : la realtà storica della cittadina medievale da un lato e la vastità di disegno - colore novecentesco dall'altro.

Per Zucchiatti la pittura è anche visione del mondo nella sue limitatezze e nella sua spazialità relativa, che si oppone all'universo e alla vastità incommensurabile. Guardando all'universo l'autore si sente frammento colorato, ungarettiana piccola fibra che deve porsi in armonia

con esso per aggrapparsi alla materia, cioe' alla possibilità di sopravvivenza.

Un'emozione incantata dunque quella di Zucchiatti, che si stupisce di fronte al mondo e ancor piu' davanti all'incommensurabile, una naufragio nel colore, un naufragar piacevole

-scriverebbe Giacomo Leopardi- in questo mare immenso nel tempo e nello spazio.

Proff.Vito Sutto

Sulla soglia della Chiesa di Santa Maria dei Battuti, sul Ponte del Diavolo a Cividale, il visitatore resta avvinto dall'Emozione suscitata dallo Splendore interno che lo sgela all'istante dal freddo invernale.

Più che il soffio del calorifero può la luminescenza, quel melange armonioso tra l'illuminazione della Galleria e la brillantezza intrinseca sprigionata dai dipinti di Antonio Zucchiatti in esposizione dal 20 gennaio al 5 febbraio 2012.

Proprio quella luce che il pittore è riuscito a creare, così come la consistenza e la conformazione della materia che ha saputo plasmare, costituiscono le componenti essenziali della sua Arte di cui si può godere solo dal vivo!

E' un incanto aggirarsi per le ampie navate, tra la sobrietà dello spazio vuoto esaltato dall'eleganza degli archi e dei quadri alle pareti.

E, soffermandosi a osservarli uno a uno, si prova il piacere di indagare un mistero, di cui il pittore ha tracciato enigmatici indizi e, in quell'atmosfera fatata, smarrirsi e ritrovarsi in ogni storia suggerita dal dipinto…

Chi non riesce a sottrarsi alla consuetudine del pensiero narrativo cede alla tentazione di collegare le astratte rappresentazioni come tasselli di un puzzle per intessere una storia.

Gli stimoli non mancano, se si sceglie "Senza fine" all'inizio della sequenza narrativa, si può collocare, tra quelle tessere di mosaico, Pangea, la Terra paleozoica, dove hanno avuto avvio "Le origini" dell'"Io", che, progredendo, ha via via acquisito più conoscenza, ravvisando bisogni e desideri talvolta incompatibili.

L'Io consapevole di essere "Solo" è partito "Alla ricerca della felicità", di "Una nuova vita", ma quando si era illuso di averla raggiunta proprio "Al mercato di Atene", emblema di concordia civile, bellezza e prosperità, aveva scoperto che i comportamenti umani sono instabili, ambigui e contraddittori, derivandone espressioni contrapposte in bilico tra istinto di conservazione ed aggressività. Quale dei due sarebbe prevalso?

"Il diavolo è ottimista se crede di peggiorare gli uomini" e "Il mondo piange" sanciscono il fallimento dell'Ideale! Che stare bene insieme sia davvero un'Utopia?

Chi si oppone al triste epilogo ha facoltà di scombinare le tessere e ricominciare da capo una nuova storia.

I segni del pittore, essenziali e arcani, favoriscono infinite suggestioni:

linee (curve, rotonde, spezzate o graffianti), uomini (calmi, alterati, agitati, tormentati o snaturati), macchie (briose o tetre), ogni segno interpreta un ruolo!

Il rigore delle composizioni, anche laddove campeggia il nero, a connotare lo scotto di aver vissuto riflettendone l'amaro, non è mai austero, piuttosto elegante e compiuto, tale da suggerire un senso di padronanza, di controllo della materia trattata, qualunque sia stata la natura della passione che l'abbia ispirata.

Percezione rafforzata dalla saldezza dei colori pieni e accesi, un tonico per il cuore e per la mente: anche quando sembra che non si sappia più cosa fare, anche se sembra che non ci sia più niente da fare, anche se si stesse precipitando, l'avvertenza è di aprire le ali e provare a volare, una speranza da coltivare sempre, nella consapevolezza che si potrebbe fallire.

Un inno all'equilibrio e alla resistenza, evocato in ogni singola rappresentazione e ripetuto, come un refrain, dall'intera sequenza di composizioni legate dal filo armonioso di un'impronta comune.

I versi di Wislawa Szymborska suggellano in modo eloquente le impressioni che la pittura di Zucchiatti infonde a chi guarda: Si scinde in un colpo in rovina e salvezza,

in ammenda e premio, in ciò che è stato e ciò che sarà.

Nel mezzo del suo corpo si apre un abisso con due sponde subito estranee.

Su una la morte, sull'altra la vita.

Qui la disperazione, là la fiducia.

Se esiste una bilancia, ha piatti immobili.

Se c'è giustizia, eccola.

Morire quanto necessario, senza eccedere.

Rinascere quanto occorre da ciò che si è salvato.

Già, anche noi sappiamo dividerci in due.

Ma solo in corpo e sussurro interrotto.

In corpo e poesia.

Da un lato la gola, il riso dall'altro, un riso leggero, di già soffocato.

Qui il cuore pesante, là non omnis moriar* , tre piccole parole, soltanto, tre piume di un volo.

L'abisso non ci divide.

L'abisso ci circonda.

* non morirò interamente

Prof.ssa Marica Pintacuda

Mira all'emozione, l'artista Antonio Zucchiatti, attraverso vibranti cromatismi e densità di colori posti sulla tela come se volessero debordarla per entrare nell'anima

La sensibilità poetica di Zucchiatti lascia un'impronta personale con opere che catturano

lo sguardo.

Percorre le vie di un luogo pieno di vita e ci conduce "Al mercato di Atene" sovrastato da un cielo blu intenso che non offusca la bellezza accattivante delle antiche vie che conservano i gusti

di un passato nel presente.

I colori mirano all'essenza del sentire umano e della partecipazione a un dolore universale,

infatti ne "il mondo piange" il rosso e il nero sono offuscati e sappiamo il perché

Prof.ssa Liliana Nobile

Silenzio totale.

Sono solo nella sua mostra e disarmato davanti a queste emozioni che mi prendono a schiaffi

Il viso con la stessa intensità da lei usata nello scagliare la materia sulla tela.

Ho trovato Burri, ho trovato Pollock ho trovato la forma nel tentativo di evadere dalla prigione di se stessa

Lei stringe la mano all'astratto, la ringrazio

Giuseppe Parisi

Matericità e forza espressiva sono le caratteristiche di Antonio Zucchiatti;

il segno diventa mezzo espressivo e le forme vengono come incise nella stesura della materia che mantiene a opera finita la lucida consistenza e la freschezza come fosse appena stesa

ancora in procinto di modificarsi, un ulteriore movimento interno è dato dai colori e dalle pennellate fortemente contrastanti col nero di sfondo.

Ma veniamo alle tematiche, il significato di ciascuna opera non è immediatamente leggibile ma comunque intuibile, la gestualità futuristica permette di rappresentare temi di tragica attualità, è così che la tragedia di un mondo piange è data dall'essezialità delle pennellate lucide di sangue o di lacrime, una rappresentazione simbolica e non meno efficace di quella più definita di "omicidio nel bronx" in cui le persone si stagliano come simboli indecifrabili fatti di sangue su uno squallido sfondo di grattacieli, l'incisione conferisce forza e ripetitività degli elementi, il dipinto grida la sua disperazione.

La pittura di Zucchiatti si fa sempre più essenziale nelle pennellate spesso contrastanti con i segni incisi, un mondo che solo il pittore può decifrare e farci vedere attraverso un linguaggio unico e spettacolare che può colpire chiunque si ponga davanti a una sua opera

Salvatore Russo 

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